MUSICA, VITA ED ALTRE AMENITÀ


13.5.06

Ascolti della settimana (8-14 Maggio)

Non è proprio una settimana, ma tant'è. Son stato a Pavia lo scorso week-end, dunque non ho potuto rifornirmi di nuova roba. Sto provvedendo massicciamente ora, ma in ogni caso i giorni passati sono stati caratterizzati prevalentemente da riascolti, complice l'arrivo di una valanga di cd ordinati su cdconnection.

della settimana:
At the Drive-In: Relationship of Command [Virgin, 2000]
8/10
Minchia! Che altro dire? Arrivo agli At the Drive-In seguendo un cammino a ritroso dai Mars Volta, e quello che ho trovato qui è tanto vicino quanto fondamentali sono le distanze tra le due proposte artistiche. Dove i Mars Volta sono eclettici, stratificati, iper-prodotti, a tratti pure prolissi e autoindulgenti a ben vedere, "Relationship of Command" è teso, compatto, diretto, scarno. Resta la complessità, lo stile melodico-compositivo è veramente molto vicino, per non parlare di quello spirito che se non "prog" non so come chiamare.
Post-hardcore? Forse, ma dell'hardcore resta solo la forza d'impatto, la velocità, il suono tagliente e un po' di scream nel cantato. Questo disco è una bomba e Cedric Bixler e Omar Rodriguez avrebbero potuto tranquillamente fermarsi qui. Hanno invece scelto di dividere il gruppo e fondare i progressivissimi Mars Volta, e senza dubbio non ce ne si può lamentare. Ma questa, come si suol dire, è un'altra storia.
Sacrifice on railroad tracks / Sacrifice on railroad tracks / Freight train coming / Freight freight train coming!

della settimana:
Isis: Panopticon [Ipecac, 2004]
9/10 (R)
Uno dei capolavori del nuovo millennio è quella che reputo la vetta per ora raggiunta dalla strepitosa carriera degli Isis. C'è chi non vuole si parli di post-metal, ma come altro si potrebbe chiamarlo? Le analogie con le gelide atmosfere degli Slint da una parte e le inebrianti progressioni dei GYBE! dall'altra sono troppo evidenti: se quelle son post-rock, gli Isis - ma in generale i Neurosis e i loro successori - sono post-metal. Prendetevela con Simon Reynolds (anche a nome mio) se non vi vabene.
Ma queste sono pippe da musicofilo frustrato. Il punto è un altro, ovvero che gli Isis sono un gruppo della madonna e questo è un discone immenso. La musica degli Isis è come una bombola ad alta pressione, un concentrato di angoscia esistenziale e rabbia, di cui Aaron Turner e soci aprono la valvola facendo fuoriuscire il gas, che si espande, si rarefa e si congela. Sembra davvero questa la formula magica con è costruito "Panopticon": emozioni cristallizzate nel ghiaccio,
oceani in cui "dilatazione" fa rima con "densità", tutta la solitudine del mondo e dell'umanità che appare assieme evidente e distante come in una foto scattata da un aereo...

Altri ascolti:

Rage Against the Machine: [Self-Titled] [Epic, 1992] 7,5/10 (R)
Quanti anni erano che non risentivo sto disco?! E chissà perché, poi. Boh, ne avevo un ricordo così e così, e invece è proprio bello. Bello e nuovo. Per allora, ma anche per oggi, perché tutto sommato nonostante le decine (se non centinaia) di proseliti non mi risulta l'alchimia rap-rock dei RATM abbia avuto degni epigoni.
Zack De La Rocha inventa uno stile, a metà tra rap e scream, che avrebbe potuto segnare un genere e invece tutto sommato andrà perso. Gli stessi chitarrismi di Tom Morello, con un piede nei Led Zeppelin e uno nei Jane's Addiction, sono hard rock bello e buono, altro che nu-metal. Hard rock, sì, ma con un twist decisivo: Tom Morello sembra arrivare con l'intento di insegnare ai patiti del "rock'n'roll" duro e puro che la chitarra è solo la metà scarsa di uno strumento, e può essere l'altra metà, l'effettistica, a svolgere la parte determinante. Un suono, un magheggio diverso per ogni assolo: può sembrare esibizionismo e un po' lo è, a modo suo è "tecnica" anche quella, ma che goduria ragazzi! Che dire poi di una sezione ritmica di questo calibro? Cosa non sono "Bullet in the Head" e "Take the Power Back"?
L'unica "colpa" che mi sento di imputare a questo disco, se di colpa si può parlare, è di essere dannatamente semplice e diretto. Ok, è vero, è un suo punto di forza. Ma più lo riascolto e più sono convinto che da queste idee, da questo suono, si possano tirar fuori pezzi più complessi e ugualmente incisivi, se non di più. Mi sto dando da fare per trovare il gruppo al crocevia tra RATM e King Crimson... (Sì, sono malato).

Sleepytime Gorilla Museum: Grand Opening and Closing [Seeland, 2001] 8/10 (R)
Dove avant-prog, industrial metal e soprattutto schizofrenia pura e semplice si incontrano, lì si trovano gli angoscianti Sleepytime Gorilla Museum, una specie di mostro di Frankenstein creato con pezzi di organi di Idiot Flesh e Faun Fables. La musica può ricordare certamente Idiot Flesh, Art Bears, Naked City, Mr. Bungle, Comus, ma essenzialmente è un ibrido mutante che somiglia a tante cose come a nessuna. Passaggi acustici, cacofonie vocali, incastri dissonanti e in controtempo e soprattutto un'atmosfera da manicomio, di quelle che ti fan venire gli incubi la notte. Masochismo? No, ascoltarlo è uno spasso: star lì a contemplare e gustarsi la lucida (ma mica troppo) efferatezza degli Sleepytime Gorilla Museum è una sensazione unica e particolare, intrigante e pure piacevole, avendo l'accortezza di non ascoltarlo da soli in un vicolo mal illuminato!

Skeleton Crew: Learn to Talk/The Country of Blinds [Reissue] [ReR, 2006] 9/10 (R)
Finalmente ho tra le mani l'attesa doppia ristampa Raccomended Records di quest'accoppiata di capolavori. Gli Skeleton Crew, al secolo Fred Frith e Tom Cora (più Zeena Parkins in "The Country of Blinds) sono una formazione decisamente atipica, in bilico tra no-wave (vedi il commento ai Massacre), new wave (per i suoni), folk-rock (per le melodie vocali e i ritmi) e avant-prog (gli intrecci, gli incastri). Quelle che compongono il disco sono forse le canzoni più "canzoni" mai composte da Frith (escludendo il pur ottimo "Cheap at Half the Price"), ma il gusto per gli spigoli, i tagli obliqui e l'eclettismo è più che mai accentuato. Tra gli sferragliamenti noise-jazz di Frith, il violoncello strapazzato di Tom Cora, l'arpa ingrippata della Parkins, gli spezzoni presi dalla radio, un bel po' di verve antiamericana e l'ironica ripresa di schemi vocali della tradizione popolare, quella che emerge su tutte è l'incredibile poliedricità di un artista col tocco di Re Mida, che trasforma in oro qualsiasi cosa tocchi.

Massacre: Killing Time [Celluloid, 1982] 10/10 (R)
Che bisogno c'è di "No New York", quando c'è "Killing Time"? La mia risposta, polemica, è: nessuno. Non sarà "seminal", non sarà "groundbreaking", ma è schifosamente perfetto. Fred Frith, Bill Laswell e Fred Maher ridisegnano un genere facendo terra bruciata di tutto quel che è stato prima. La dissonanza, il graffiante grattuggiamento, lo stridore dello sferragliare: caos primigeno di un baby universo in gabbia (*), libero di vorticare, ribollire, collassare sotto l'abile direzione di Frith e compari. Dissonanza fatta da chi conosce perfettamente cosa vuol dire il contrario, e sa benissimo come manipolare i propri strumenti, come infrangere le "regole" per ottenere esattamente ciò che vuole. Visceralità? Istinto? Impeto? Niente di più lontano da questo disco, un manifesto cristallino alla razionalità, che mostra la sua vera essenza proprio nelle situazioni-limite, dove si trova a confronto diretto con l'indeterminazione, l'aleatorietà. Dal funk-punk scarnificato delle prime tracce alle dilatazioni quasi shoegazer delle ultime, passando per distorsioni post-industriali, urla che non sono da nessuna parte ma giureresti di sentire, armonie jazz dissacrate e rinchiuse in un frullatore. Un frullatore rotto, che però funziona meglio di prima.
(*) Questo è Warren Ellis. Il fumettista, non il violinista.

Buried Inside: Chronoclast (Selected Essays on Times Reckoning and Auto-Cannibalism) [Relapse, 2005] 7/10 (R)
Di tutta questa combriccola post-metal, i Buried Inside sono tra i più radicatamente "metalli" e palesemente progressivi. "Chronoclast" è un concept album sul tempo, di cui ogni titolo esamina un particolare aspetto ("Time as Ideology", "Time as Surrogate Religion", "Time as Abjection", e via dicendo). La musica è pesantissima, stratificata, a tratti barocca, ricorda in egual misura i Pelican e gli Opeth, il cantato è uno scream gutturale che ha la stessa carica emotiva di quello degli Isis. Il risultato è un album teso, senza momenti deboli, senza nemmeno troppi picchi ma tutto sommato originale nel panorama, per il suo tentativo di mescolare esplicitamente le strutture del progressive settantiano al magma spirituale della scena più eccitante del momento.

Té: If That Is What Is Being Thought, Liberated Sound Talks The Depth Of [Musical] World [Status Quo Audio, 2006] 6,5/10
La musica dei giapponesi Té sta da qualche parte tra Explosions in the Sky e Terantel, senza una grande originalità, con una produzione decisamente scarsa e qualche pezzo davvero buono che rende l'album tutto sommato degno di essere ascoltato. Tralasciando dunque i tanti pezzi in cui è la noia a prevalere, mi soffermo invece su quelli dove emerge l'emozione e pure qualche sprazzo di originalità, specie nella sezione ritmica. La batteria è al limite dell'hip-hop (a tratti molto dance), cosa che adoro, e il basso è un flusso continuo, un'onda drum'n'bass che si propaga sullo sfondo delle architetture musicali fatte ora da muri di chitarre, ora da sottili fessure che si insinuano nelle pareti. Confido che una prossima uscita possa mettere da parte l'anonimo derivativismo della maggior parte dei pezzi, rivelando e sviluppando maggiormente questa vena contaminativa decisamente interessante.

Ride: Nowhere [Creation, 1990] 10/10 (R)
Atheist: Unquestionable Presence [Metal Blade, 1991] 8,5/10 (R)
The Flying Luttenbachers: Destroy All Music [Skin Graft, 1995] 7,5/10 (R)
Modest Mouse: Good News for People Who Love Bad News [Epic, 2004] 8/10 (R)
Supersilent: 6 [Rune Grammofon, 2003] 10/10 (R)
The Beatles: Magical Mystery Tour [Capitol, 1967] 10/10 (R)
Solefald: In Harmonia Universali [Century Media, 2003] 6,5/10 (R)
Agalloch: The Mantle [The End, 2002] 8/10 (R)
Explosions in the Sky: The Earth Is Not a Cold Dead Place [Temporary Residence, 2003] 8/10 (R)
The Mass: City of Dis [Crucial Blast, 2004] 7/10 (R)
My Latest Novel: Wolves [Cooperative Music/V2, 2006] 8/10 (R)
Bloc Party: Silent Alarm [Deluxe Edition] [Vice, 2005] 8/10 (R)
Jack's Mannequin: Everything's in Transit [Maverick, 2005] 5,5/10
The Sword: Age of Winters [Kemado, 2006] 6/10

1 comment:

Gamber said...

Toh, proprio in questo periodo ho ripreso anch'io in mano Rage Against The Machine e sto continuando ad ascoltare l'inizio di Take the Power Back con l'inizio di basso in slap... mmmamma, che bello.