MUSICA, VITA ED ALTRE AMENITÀ


17.9.07

Sventolà / Baandiera bianca

La dittatura, dopotutto, è una cosa onesta, trasparente. Sai che c'è qualche Grande Bastardo che comanda assieme alla sua cricca, che tu non conti un cazzo e che purché tu non lo infastidisca la tua vita può continuare tranquilla.
La democrazia è molto più torbida. Chi comanda, mica lo sai. Tu voti ma chi decide non siede in parlamento. Mi chiedo, a dire il vero, se davvero ci sia un soggetto delle decisioni politiche, se ci sia qualcuno o qualcosa che detiene una visione d'insieme e è in grado se non di stabilire o influenzare se non altro di vedere l'indirizzo politico futuro.
Ieri mi ha colto una delle mie cicliche ondate di sfiducia totale nei confronti della politica e dell'umanità tutta, e per quanto qualunquista possa sembrare, sono pervenuto alla seguente definizione di democrazia: "Potere di eleggere i propri ladri". Perché, onestamente parlando, penso quella di assicurare l'utile dei propri accoliti sia l'attività principale di ogni singolo parlamentare dotato di un minimo di cervello. Resta fuori giusto Franca Rame, bravissima persona peraltro - troppo per sedere in senato.

Ma che sarà mai successo ieri per far maturare simili conclusioni alla Beppe Grillo? Innanzitutto, il Sunday Telegraph ha pubblicato questo. Niente di non pronosticabile: la guerra con l'Iran è alle porte. E il punto non è che sono contrario - non so nemmeno se lo sono davvero, ma che l'articolo "scoop" e in generale qualsiasi media continua a parlare di questa manfrina del programma nucleare iraniano. In sei anni (dal 2001 a oggi) quanti articoli sono comparsi sui giornali nazionali che tentino di analizzare la politica militare americana in un'ottica che vada oltre all'antiterrorismo e/o non trasudi il pacifismo più becero?
Parliamoci chiaro: agli States del terrorismo islamico non importa niente. Niente di niente. Non so se sia addirittura sobillato da servizi segreti e affini, ma di certo la scoperta di operazioni simili in passato qualche dubbio lo desta. Tutte le operazioni militari americane dal 2001 a oggi sono interpretabili nella seguente ottica: controllo delle fonti energetiche e accerchiamento della Cina. In Afghanistan c'è ancora il putiferio, ma la guerra è vinta: le mega-basi aeree americane sono operative. E - gli americani lo sanno benissimo - l'Afghanistan è inespugnabile, al punto tale che manco loro sono riusciti a conquistarlo. D'altra parte, non gli interessa farlo.
In Iraq idem. Possono anche ritirare le truppe, tanto i pozzi sono sotto il saldo controllo dell'esercito. O almeno presumo, visto che nessuno ne parla. Ci raccontano di ogni attentato a Baghdad, ma mai nessuno che ci spieghi che fine ha fatto il petrolio iracheno.

E ora tocca all'Iran. L'AIEA ha appena riconosciuto le intenzioni pacifiche del suo programma nucleare. Vero o falso che sia, non ha alcuna importanza. Si tratta dell'ennesimo pretesto per "indorare la pillola" all'opinione pubblica. Un'opinione pubblica che accetta una guerra fatta per "portare la democrazia" e "fermare gli stati-canaglia", ma non una condotta per salvaguardare il proprio utile. Io la vedo diversamente. Preferirei mi venissero spiegati i motivi esatti, nero su bianco. Ho un'anima pacifista ma anche una da giocatore di Risiko: una guerra che porta guadagno è una guerra giusta, all'interno di un'ottica che non è mia ma riesco a comprendere benissimo.
Tra non molto ormai, Mr. Bush e soci torneranno volenti o nolenti "a casa". Una vittoria dei democratici porterebbe quasi certamente al pensionamento della dottrina della "guerra preventiva" che tanto ha destato scandalo in Europa. Eppure, la "guerra preventiva" è solo facciata. Non è quello il core della politica militare americana: si tratta solo di un'ingegnosa (ma alla fin fine piuttoto ingenua) strategia per "indorare la pillola". La "guerra preventiva" è una macchina che fabbrica scuse, non moventi. I moventi, quelli ci sono anche senza "guerra preventiva". E non penso dipendano da Bush o dal suo entourage. Non penso derivino dal governo, proprio, né dall'apparato politico (più o meno, è il caso di dirlo) democraticamente eletto.
Credo che i fulcri decisionali siano altrove. Il Pentagono, senza dubbio, è ben lontano dall'essere il "braccio armato" della politica. Trovo più verosimile considerare quest'ultima il "braccio retorico" dell'esercito. Tra le lobby di vario genere, quella i cui interessi sono più in vista è quella delle multinazionali petrolifere. Penso però si tratti semplicemente degli interessi maggiori più "a breve termine" di quelli che concorrono all'attuale politica militare, accompagnati da quelli delle industrie d'armi e delle grosse imprese di "ricostruzione".

Quello che mi sembra in atto è il disperato tentativo di conservare lo status quo. I grossi capitalisti occidentali - diciamo il Capitale - si rende conto di avere gli anni contati. La crescita economica cinese appare inarrestabile. Tutta questa manovra di accerchiamento mi sembra l'ultima spiaggia: "contenere" l'apocalisse il più a lungo possibile, con la speranza che un po' di culo giunga in soccorso e consenta di scongiurarla definitivamente.

Io non ho un impero economico da proteggere. Non ho interessi, non ho tornaconti. Questa cosa è puro delirio. Accetterei volentieri che mio figlio studiasse il Cinese Mandarino come prima lingua. Mandatemi anche subito il mio Khan Locale, magari rivaluterò l'onestà dei nostri politici attuali vedendo la sua. Isso bandiera bianca fin da ora, mi pare abbiamo già perso.

6.9.07

"Ciao, Luciano" e il (mio) qualunquismo

Ok, è morto Pavarotti.
Com'è che fino a ieri era per tutti un fenomeno da baraccone (il c.d. ciccione della madonna) e oggi è già eroe nazionale?

5.9.07

XTC - Dear God

4.9.07

Baricco was / An Emo-rocker

Perché sei sempre triste?, gli ho chiesto.
Non sono triste.
Sì che lo sei.
Non è quello, mi ha detto. Mi ha detto che secondo lui la gente vive per anni e anni, ma in realtà è solo una piccola parte di quegli anni che vive davvero, e cioè negli anni in cui riesce a fare ciò per cui è nata. Allora, lì, è felice. Il resto del tempo è tempo che passa ad aspettare o a ricordare. Quando aspetti o ricordi, mi ha detto, non sei triste né felice. Sembri triste, ma è solo che stai aspettando, o ricordando. Non è triste la gente che aspetta, e nemmeno quella che ricorda. Semplicemente è lontana.

2.9.07

Silhouettes consuete di parvenze


Su reitiòrmiusik ci avevo messo le cinque pallette, appena iscritto. Erano due dei "miei" dischi. Pomeriggi passati ad ascoltarli, in trance ripetendo il riff di "Down Through the Night" con la classica giù di n toni impugnata a mo' di contrabbasso. Ricordo la meraviglia nell'ascoltare la prima volta "Bert's Blues" e accorgermi che quella melodia era già scritta nella mia testa da qualche parte, e aspettava solo di essere evocata, come per magia.
Non ascoltavo questi due album da - credo - tre anni. Ieri sera ho rimesso su Donovan, oggi gli Hawkind. Non sapevo cosa aspettarmi.

Qualcosa è cambiato. Ascolto "Sunshine Superman" e mi rendo conto che è pieno di cose che detesto: gli archi sinfonicheggianti, il sitar, la tabla usata alla cazzo di cane. E che dire di "Space Ritual", un trip lisergico pieno di svarioni elettronici?
Eppure, il tempo ha una strana proprietà. Riascolto questi due album a distanza di anni dall'ultima volta, ed è come tornare a casa. Un amico che non vedi da tanto tempo, ed è cambiato ma è sempre lui. Ci si rimette a parlare delle vecchie cose, a rivedersi scene di anni fa, a ridere dei soliti aneddoti che son sempre belli. E i suoni tornano al loro posto, sono giusti così, perfetti perché se anche sono cambiato hanno la capacità di farmi tornare per un po' quello che ero.

Li ascoltassi oggi la prima volta, questi due album mi farebbero ribrezzo. Per fortuna sono un nostalgico.