MUSICA, VITA ED ALTRE AMENITÀ


23.6.08

La casa sul confine della sera

C'è una canzone di Guccini che sto ascoltando di continuo in questi giorni, una canzone che non m'ero mai filato più di tanto (fatto strano già di per sé). Radici.
E vabbé. Il punto è che c'è un motivo. Anzi, due. Il primo è che mi commuove, e questo mi succede con tante canzoni di Guccini che sento cogliere il profondo del mio modo di essere - sfido, quel modo di essere l'hanno creato loro, maledette.
Il secondo, che giustifica il primo, è che parla di qualcosa che non conosco e mi manca. Le radici. Sono nato in città, i miei genitori vengono da un'altra città e le loro famiglie da mezza Italia. Quella casa sul confine della sera, la campagna che racchiude la propria storia, io non so cosa sia.
Ci sono posti "fuori dal mondo" che sento miei da quando sono bambino - la casa in Val D'Aosta, quella di Anterselva dove da sempre vado in vacanza a Natale. Ma in entrambi i casi, rispetto alla terra mi sento un visitatore. Amo quei posti, ma (ora scriverò una cosa apparentemente folle: tranquilli, è una metafora) loro non amano me.

Forse, è questo il motivo per cui negli ultimi anni sono così affascinato dalla musica tradizionale. Dalle fiabe, dalla storia delle lingue. Perché sono alla disperata e - fino a pochi giorni fa - inconsapevole ricerca di radici altrui da fare mie. Non ho idea del perché ne senta il bisogno, ma temo possa essere, come per Guccini, la speranza che queste possano darmi "risposta ad ogni cosa non capita".
Non la davano manco a lui, figuriamoci a me.

Ho un vaghissimo ricordo della casa dei miei bisnonni, da qualche parte vicino a Forlì. Un giorno o l'altro, potrebbe saltarmi in mente di tornare a vederla.