MUSICA, VITA ED ALTRE AMENITÀ


1.4.06

Playlist della settimana (24-31 marzo)

Non tantissimi ascolti ma parecchi che si contendono gli agognati riconoscimenti. Scelta ardua dunque!

della settimana:
Port-Royal: Flares [Resonant, 2005]
8,5/10
Insomma, c'è poco da fare: adoro questo filone del post-rock, quello "emotivo", e anche se i dischi tendono ad assomigliarsi tutti io mi innamoro puntualmente di ognuno.
Non si può però dire che i genovesi Port-Royal siano una blanda copia dei padrini del genere (Godspeed You Black Emperor!, Mogwai, Explosions in the Sky, Sigur Ros) o dei loro mille epigoni e continuatori. Le atmosfere sono quelle: paesaggi nordici, vento, acqua, il sole che sbuca dalle nuvole dopo una tempesta, aurore boreali e ghiaccio che si spacca. Ma nella loro musica si aggiunge una componente elettronica, ritmi programmati e sottofondi glitch tanto discreti quanto capaci di arricchire il suono. Gli stessi arpeggi sanno più di elettronico, gocce che cadono da stalattiti di ghiaccio.
L'album ha tutti i prerequisiti per collocarsi tra i migliori del filone: freddo e caldo assieme, dilatato, rilassante, emozionante e scarno. Una vena di disperazione che in altri dischi è solo accennata: per certi versi mi ha ricordato l'"album con le parentesi" dei Sigur Ros, ma è meno claustrofobico. Bellissima sorpresa, non può mancare negli ascolti di chi ama il genere.

della settimana:
Battles: EP C / B EP [Warp, 2006]
7,5/10
Uno spasso. Quel genere di disco che mi distrae da qualsiasi altra cosa tenti di fare: son sempre lì a dirmi "ma che figo sto passaggio", mi esalto incrementalmente a ogni battuta, inizio a tamburellare sul tavolo o qualsiasi cosa mi sia a tiro. Ascoltarlo in bicicletta è stata una delle peggiori idee che potessi avere: a momenti rischio un frontale perché invece di badare ai semafori son tutto preso a contare sulle dita quale sia il metro dei pezzi.
Avendo ascoltato separatamente l'EP C, ho notato una maggiore spigolosità negli altri pezzi che compongono il disco, un suono più ruvido e aggressivo. In ogni caso, ho trovato molto interessante e originale la sintesi di math-rock e elettronica, non avevo mai sentito lavori che si muovessero in questa direzione. I paragoni coi Don Caballero e i Tortoise non mi paiono più di tanto azzeccati: la batteria è molto più secca che nei Don Cab, quasi hip-hop in certi pezzi, e mi ha ricordato più che altro gli Shellac. I Tortoise poi mi sembra non abbiano nulla in comune, proprio. Certo, un pezzo come "Bttls" era del tutto evitabile, ma attendo con impazienza il primo album!

Altri ascolti:

VNV Nation: Empires [Metropolis, 1999]
8/10
Che bel disco, non credevo mi sarebbe piaciuto. Di EBM non so nulla quindi non sto a far paragoni. Posso solo dire che raramente considero "epico" un complimento, ma questo è uno dei casi. Musica che sembra raccontare di battaglie galattiche, astronavi disperse nelle nebulose che lottano contro le avarie nella speranza di sopravvivere, pianeti distrutti e razze intere in esilio galattico. La disperazione di un'umanità che ha tramutato il suo corpo in macchina e non ha più la possibilità di tornare indietro.
Ma "Empires" non è solo questo. E' anche, va riconosciuto, un disco meravigliosamente "tamarro". E anche questo aggettivo lo uso in senso positivo, in via del tutto eccezionale. Gli stessi suoni, le stesse "figure retoriche" che mi farebbero gridare e scappare via in qualsiasi altra circostanza qui sono perfettamente orchestrate, a costruire quest'album monumentale, esaltante e toccante. Imperdibile.

The Shins: Oh, Inverted World [SubPop, 2001]
7,5/10 (R)
Avevo scaricato questo disco qualche settimana fa, incuriosito da una traccia ("New Slang") sentita in streaming su lastfm. Ascoltato di sfuggita, non mi aveva impressionato. Indipendentemente, questa settimana un amico mi manda alcune tracce dello stesso disco, che mi spingono a dargli una seconda chance.
Decisione azzeccatissima. Era proprio quello che cercavo in questo periodo: un (altro) album leggero, fantasioso, immediato, ma con quel sottile retrogusto malinconico. Andarsene in giro per Milano in una giornata di sole con "Caring is Creepy" e "The Celibate Life" nelle orecchie riesce nell'ardua impresa di farmi piacere la città. Emergono echi di Byrds, Stone Roses, XTC, Beach Boys, qua e là perfino Jesus and Mary Chain, ma canzoni come "One By One All Day" e "Girl on the Wing", che sembrano la classica descrizione musicale della cittadina inglese, rendono difficile credere che questi tizi siano americani. Piacevole, divertente, leggero e mai banale. Belle melodie e arrangiamenti che, senza strafare, hanno sempre un piccolo elemento che li rende interessanti. Pare che il successivo "Chutes Too Narrow" sia anche meglio: vi saprò dire settimana prossima.

Neurosis: Through Silver in Blood [Relapse, 1996]
9/10 (R)
Album epocale, disco immenso, punto di non ritorno del metal e forse non solo di quello. Il suono dei Neurosis non hanno più nulla dell'hardcore degli esordi, del sinfonismo di "Souls at Zero" o dell'incedere apocalittico di "Enemy of the Sun", ma ne conserva l'impeto, la monumentalità, la disperazione. Riff monolitici, ritmi demoniaci, stridii e clangori post-industriali e un growl-scream che non è nè quello "da film horror", né quello psicotico ed efferato di Cynic e Atheist, ma è un nuovo modo di dar voce alla propria angoscia esistenziale, di esorcizzare la solitudine che è nella nostra essenza. Nel realizzare questo monumento, i Neurosis danno via a uno dei più fervidi e importanti filoni del rock di oggi, quel post-metal che vede le sue punte in Isis, Cult of Luna e Pelican, che partendo dal "nuovo suono" dei Neurosis arrivano alla fusione con le sonorità e gli schemi del post-rock. Eccelso, immancabile, catartico e devastante. This is the new prog.

Four Tet: Live at the Spanish Club, Melbourne 20th Jan 2006 [2006]
7/10
Come avevo già avuto modo di apprezzare sul singolo "As Serious as Your Life", al nostro Kieran Hebden piace aggiungere alla sua musica una dimensione rumoristica nei live. Il risultato è intrigante, ridisegna le sue composizioni e ne rende interessante la riproposizione. E' qualcosa di esaltante sentir emergere "She Moves She" un poco alla volta, riconoscerla dal primo frammento e star lì a gustarsi con che stratagemma verrà presentata. Alcune rielaborazioni sono clamorose ("She Moves She", appunto, ma anche "Spirit Fingers" e "Sun Drums and Soil"), e nel complesso l'esibizione non presenta sbavature. Spero di riuscire a vederlo anch'io, prima o poi.

Pole vs. Four Tet (EP) [Leaf, 2000] 6/10
Four Tet: LateNightTales [Another Late Night, 2004] 6,5/10 (R)
Madvillain: Four Tet Remixes (EP) [Stones Throw, 2005] 6,5/10
Hella/Four Tet: Split (EP) [Ache, 2004] 5,5/10 (R)
Caribou: The Milk of Human Kindness [Domino, 2005] 8/10 (R)
Sigur Rós: Takk... [Geffen, 2005] 8/10 (R)

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