MUSICA, VITA ED ALTRE AMENITÀ


30.3.06

Riflessione confusa sul rapporto fede-ateismo

"Se conoscete un ateo interessante, presentatemelo". Così ha supplicato ieri Franco Battiato, in tono alquanto supponente a dire il vero, durante il confronto sul tema "Musica e Spiritualità" svoltosi ieri in Bicocca. Non voglio entrare troppo nel merito riguarto alle altezzose cazzate enumerate da Battiato per l'occasione: ne uscirebbe una desolante carrellata di banalità altisonanti (quelle di Battiato) e insulti mal argomentati (i miei).
Già, non scrivo tanto per prendermela con Battiato, che in ogni caso dopo un intervento come quello di ieri perde una buona parte della mia stima. A smontare l'arroganza con cui sostiene l'evidenza dell'esistenza di Dio e la sua evincibilità dalla bellezza della musica di Bach ha già pensato Branduardi poco dopo, quando con invidiabile leggerezza ha fatto notare che, al massimo, dalla bellezza della musica di Bach si può dedurre la grandezza del compositore.
No, vorrei invece riflettere sulla frase che ho citato all'inizio, nel bene o nel male l'unico spunto interessante delle ciance intellettualoidi di Battiato. Questa sufficienza nel trattare l'ateismo, specie da parte di chi si professa credente ma senza dubbio non è un "bigotto" (almeno questo a Battiato va riconosciuto), mi incuriosisce. Più che altro, vorrei capire cosa si intende per "interessante": difficilmente liquidabile e degno di considerazione e rispetto dal punto di vista filosofico-speculativo, o piuttosto affascinante in senso fantastico, quasi mitologico?
Non c'è dubbio che l'ateismo offra gran poca attrazione a chi ama fantasticare, immaginarsi mondi e esseri superiori, o sentirsi confortato dall'esistenza di qualcuno che ci protegge, di una Volontà divina, di qualcosa che vuole che noi siamo al mondo, o ancora più semplicemente di una Via, un legame, un Senso. Però non vedo per quale motivo sul piano filosofico dovrebbe essere meno interessante di qualsiasi altra forma di spiritualità. Entrambi i punti di vista, quello del credente e quello dell'ateo, mi sembrano ugualmente traballanti (per non dire campati in aria) in un'ottica filosofica. Non voglio apparire il solito qualunquista che semplifica le cose fino a banalizzarle, ma pur sempre di fedi si trattano. Non solo non esistono prove dell'esistenza o dell'inesistenza di entità spirituali (non solo Dio, ma anche, più debolmente, Senso e Anima), ma nemmeno vedo alcunché che possa indicare una delle opzioni come più plausibile.
Certo, è difficile accettare che la nostra vita e quello che ci circonda non abbia un significato, non risponda a un disegno superiore, a una volontà. Eppure bisogna rendersi conto che l'universo sta in piedi anche senza il suo (ipotetico) creatore, che tout se tient anche senza nessun perché. Certo, è strabiliante e assieme inquietante come tutto obbedisca a leggi razionali, che siano matematicamente semplici come la Seconda Legge di Newton o complesse come la Relatività Generale. Non riesco assolutamente a capacitarmi del fatto che entità fenomeniche che con ogni probabilità non conoscono le leggi della fisica poi le seguano. Com'è possibile, mi chiedo, perché? Ma la domanda cade nel vuoto, e l'unica risposta è che di un perché non c'è bisogno. E' così, e basta. Non ci è dato sapere se esista o non esista un motivo, né se le leggi fisiche sono qualcosa che "permea" l'universo o solo una creatura della mente.
In conclusione, Battiato qualcosa di sensato l'ha detto, forse involontariamente: le religioni, le cosmogonie, le ipotesi e congetture sul trascendente sono obiettivamente qualcosa di affascinante, bello, interessante, mentre c'è poco di cui invaghirsi nel pensiero di qualcuno che sostiene l'inesistenza del trascendente. Tuttavia c'è un abisso tra il trovare qualcosa bello e interessante e il ritenerlo vero. E non serve credere nella verità delle tesi spirituali per poterle ammirare, rispettare, studiare, apprezzare. Sono agnostico convinto, ma sono affascinatissimo dalla spiritualità, sia nella sua dimensione storica, che teleologica o interiore. Mi dà però parecchio fastidio che, proprio ora che si parla tanto di dialogo e rispetto religioso, non vi sia da parte del signor Battiato alcun rispetto per l'ateismo, che tratta con presunzione e sufficienza. Dall'alto di cosa non si sa, poi. Perché uno che chiama Bertrand Russel "quello lì" ha poche arie da darsi...


ps. E a me che questa canzone piaceva tanto. Sarà che il testo non è suo.

Franco Battiato: Gli Uccelli
Volano gli uccelli volano
nello spazio tra le nuvole
con le regole assegnate
a questa parte di universo
al nostro sistema solare.
Aprono le ali
scendono in picchiata atterrano meglio di aeroplani
cambiano le prospettive al mondo
voli imprevedibili ed ascese velocissime
traiettorie impercettibili
codici di geometria esistenziale.
Migrano gli uccelli emigrano
con il cambio di stagione
giochi di aperture alari
che nascondono i segreti
di questo sistema solare.
Aprono le ali
scendono in picchiata atterrano meglio di aeroplani
cambiano le prospettive al mondo
voli imprevedibili ed ascese velocissime
traiettorie impercettibili
codici di geometria esistenziale.
Volano gli uccelli volano
nello spazio tra le nuvole
con le regole assegnate
a questa parte di universo
al nostro sistema solare.

1 comment:

Anonymous said...

E' che a una certà età essere credenti può quasi sembrare un privilegio, invece di affogare nella (presunta) banalità dell'ateismo. Almeno credo.