MUSICA, VITA ED ALTRE AMENITÀ


22.3.06

Un disco solo per fan, e mi dispiace per i non fan!

ProjeKct X: Heaven and Earth [Discipline Global Mobile, 2000]
9/10
Questo disco fa paura. Certo, in questo periodo sono particolarmente fissato coi King Crimson, per cui non fa affatto notizia che lo trovi così strepitoso. Però ci sono alcune cose da precisare. Prima di tutto, va detto che questi non sono i King Crimson. O almeno, dicono di non esserlo, e certamente va riconosciuto che, se i "veri" King Crimson erano quelli di "The ConstruKction of Light", questo è del tutto un altro gruppo. Fortunatamente.
Certo, fa un po' strano che una band registri due dischi durante le stesse session e li pubblichi sotto due nomi diversi, ma ancora più sorprendente è la differenza stilistica abissale tra i due album.
Se
"The ConstruKction of Light" è un (mediocre) "riassunto" di quello che sono stati i King Crimson fino a quel momento, purtroppo affogato nell'autocitazionismo e nella mancanza di idee, pare che queste ultime, e il "cuore pulsante" della band, siano finite tutte su "Heaven and Earth". Drum'n'bass, industrial, noise, ambient, shoegazer, heavy metal, turntablism sono messi in un frullatore assieme a una dose massiccia di "Crimson sound" a creare un disco che non sarà rock, ma senza dubbio è progressive, e nella maniera più attuale possibile.
Fermo restando che questi sono di gran lunga i King Crimson più rumorosi e free-form che abbia mai ascoltato - si direbbero improvvisazioni collettive - e che i termini di paragone scarseggiano, si può pensare a questi pezzi come la 21th century schizoid version dei brani più radicalmente cerebrali dei Crimson: da "Lark's Tongues in Aspic" a "Red", "Starless and Bible Black" e "Thrak" (tutte title-track, sarà un caso?). Breakbeat in 17/16, impressionanti groove di touch guitar, tanto mastodontici quanto sinuosi, dissonanze, incastri e sovrapposizioni stordenti da cui emergono, qua e là, squarci di armonia, lancinanti assoli e momenti di lirismo. Difficile dire chi la faccia da padrone con un sound così pieno e perfettamente amalgamato, in cui è difficile perfino distinguere Fripp da Belew. Senza dubbio buona parte del gioco la fa la batteria elettronica di Mastellotto, che sperimenta coi ritmi più nevrotici ed efferati, formando con Gunn una delle sezioni ritmiche più devastanti e groovy di cui abbia memoria.
Non è strano, però, che di questo disco-bomba non parli mai nessuno. Senza dubbio è parecchio distante da quello che l'ascoltatore-tipo dei Crimson ama e si aspetta: troppo rumoroso, troppo elettronico, non solo troppo attuale ma anche troppo futurista. D'altra parte, è difficile immaginare che questo disco, che sprigiona Crimson sound da ogni solco, possa piacere a qualcuno che non lo adori visceralmente. I più lo troveranno soltanto un modesto tentativo di tenersi al passo coi tempi di una band di dinosauri, oltre che cervellotici e autoindulgenti, ora anche a corto di idee. Valutazione, ovviamente, completamente miope. Dunque bisogna rassegnarsi al fatto che questo è "soltanto" un disco per fan, e mi spiace spesso questo sia considerato in maniera negativa o screditante. Per come la vedo io, varrebbe la pena di diventare Crimsoniani incalliti anche solo per poter capire e adorare un simile capolavoro.

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