MUSICA, VITA ED ALTRE AMENITÀ


7.8.06

Nuova ossessione

No, i Subsonica non c'entrano nulla. Magari c'entrassero. Peggio, peggio. La mia droga musicale del momento si chiama screamo ed è la classica cosa che mai mi sarei immaginato di trovarmi ad ascoltare. Io che l'hardcore (punk) lo odio mi sono lentamente e inconsapevolmente invischiato in questa sua degenerazione: un gruppo qui, uno lì, pensavo fossero gruppi atipici e invece scopro che c'è tutto un genere caratterizzato da idee simili. Cantato in scream, spesso alternato a voce pulita, batteria frenetica ma abbastanza complessa da non risultarmi insopportabile come nel resto dell'hardcore, brani di media o lunga durata formati da diverse sezioni, chitarre epiche, frequenti accenni post-rock (tra Louisville, Pittsburgh e Montreal, a seconda dei gruppi), melodismo molto pronunciato, basso in risalto e continui cambi di ritmo. Sembra fatto apposta per me, e infatti lo sto adorando. Leggo in giro che nasce da quella merda che chiamano emo, ma di elementi in comune non ne vedo tantissimi, se non nella "disperazione" esasperata e nello stile del cantato pulito. Vabbé, mi avevano spacciato per emo pure gli At the Drive-in, non dovrei più stupirmi.
Insomma, che posso farci, ora vado in vacanza 20 giorni e spero che nel frattempo mi passi.

Vabbé, sparo un po' di nomi, tanto per. E pure qualche commento, anche se non è che sia l'"espertone", quindi 90% parlerò a vanvera.
Saetia: dalla regia mi dicono che siano gli inizatori di tutto quanto. Non so se è così e me ne frega poco, ma ascoltandoli la sensazione di aver finalmente trovato il "tassello mancante" è forte. In giro si trova solo la compilation "A Retrospective", che include il primo e unico album, pezzi live assortiti e forse anche altro. La produzione è pessima ma il disco è una bomba: tesissimo, viscerale ma al contempo lucido e studiato. Non si ha la sensazione di "violenza trattenuta" che rende grandi gruppi tipo gli Shellac, e in effetti il risultato è meno efferato e psicotico, più trascinante e a modo suo melodico. Tanti passaggi mi ricordano i June of 44, a partire dal 5/4 di Woodwell. La cosa buffa è che il batterista era inizialmente negli Interpol, prima che firmassero il contratto, eppure di somiglianze non se ne vedono proprio.
Orchid: ho un album solo, "Dance Tonight, Revolution Tomorrow" e, a occhio e croce, la cosa migliore è il titolo. Se non altro è brevissimo: 10 canzoni di cui molte lunghe meno di un minuto. Sembra che anche questi siano tra i pionieri del genere, ma la loro musica è decisamente troppo hardcore per i miei gusti. In realtà malissimo non è, dove diventa iper-caotica è pure divertente, ma nulla di stupefacente paragonata ai The Mass per esempio. Il brano conclusivo, "And the Cat Turned to Smoke", dura 5 minuti e ricorda un po' gli Isis, è l'episodio migliore del disco.
Hot Cross: come molti altri gruppi della scena, gli Hot Cross sono formati da componenti dei Saetia riunitisi dopo lo scioglimento del gruppo. Questi sono proprio fighi. Più epici e stratificati dei Saetia, volendo pure un po' tamarri nei riff e caratterizzati dall'alternanza di scream e pulito. Qua e là si infiltra un po' di indie rock o college rock della peggior specie, ma il risultato è sempre bello ed emozionante. Le chitarre sono piuttosto pulite, la componente post-rock praticamente assente anche se i cambi di ritmo sono molto frequenti. Esaltantissimi.
Off Minor: altro gruppo derivato dai Saetia, ne rappresenta un po' la versione math, tra Cheval de Frise, Storm and Stress e Dillinger Escape Plan. Freddi e calcolati, intricati e difficili da seguire a causa delle continue e volute interruzioni del "flusso". Tra passaggi delicati e acustici, delirii spazzcore e grida forsennate la schizofrenia è a un passo, a rendere malati e terrificanti gli spezzettati fraseggi jazz della chitarra. E sono solo in tre eh, come facciano a fare tutto sto baccano è un mistero.
Joshua Fit for Battle: molto hardcore, pesanti e metallici ma anche (forse involontariamente) protesi verso il post-sludge di Neurosis, Isis e compagnia bella. Brani corti e martellanti, dominati dalla tonalità minore e dalle dissonanze, particolarmente disperati e catartici. Meno complessi di altri a livello di strutture e tecnicismi, ma nonostante la brevità i pezzi sono caratterizzati dall'alternanza di più sezioni. Meritano decisamente anche loro.
The Blood Brothers: probabilmente questi non rientrano troppo nella scena ma li cito lo stesso perché tutto sommato sono un gruppo che viene dall'hardcore, hanno il cantato in scream, amano i tecnicismi, gli incastri azzardati e i cambi di tempo e, in più, li ho scoperti assieme agli altri. La vena epico-esistenziale è del tutto assente, prevale l'eclettismo e l'atteggiamento schizoide. A livello di sound sono più leggeri degli altri gruppi citati, più puliti, "indie" e con vari inserti elettronici usati più che altro per creare suonicchi di "disturbo". La musica mescola la loro matrice hardcore con gli stili più disperati, dallo ska alla musica da night club. Folli.
The Fall of Troy: questo è uno dei quei gruppi che se non lo vedi non ci credi. Impossibile che tre ventunenni (chitarra-voce, basso e batteria) riescano a fare musica del genere. La si potrebbe descrivere come gli ultimi At the Drive-In in salsa screamo mischiati con Rush, Yes e Van Halen. Esibizionismo a non finire, specie nell'ultimo "Doppelganger". C'è molto ancora da limare, tra un cambio di tempo e l'altro ogni tanto ci scappa qualche tema pop-punk alla Blink 182 che fa decisamente cadere le palle, ma si direbbe proprio che da questi ci si possa aspettare un capolavoro. Incasinatissimi, all'inizio entrano massimo un paio di brani, poi pian piano iniziano a "prendere" pure gli altri, la loro è una sperimentazione abbastanza "di facciata", tutto sommato sembrano un po' i Dream Theater dell'hardcore, ma la classe è davvero sorprendente. L'EP "Gostship Demos" è meno levigato e orecchiabile, più sferragliante, ma è comunque da sentire.
City of Caterpillar: band chiave per le recenti evoluzione del genere, i City of Caterpillar sposano il sound e la visceralità dei Saetia con le strutture e le atmosfere del post-rock emotivo, principalmente Mogwai ed Explosions in the Sky. L'unico album pubblicato è un disco ricco di momenti da brivido come di episodi esaltanti e iper-dinamici. La produzione purtroppo non è un granché, in particolare il missaggio penalizza un po' le parti vocali. Brani lunghi (circa una decina di minuti) si alternano a pezzi più brevi, ma in tutti la carica emotiva è devastante, anche se non tutti i momenti trascinano allo stesso modo.
A Day in Black and White: sulla scia dei City of Caterpillar esce nel 2004 "My Heroes Have Always Killed Cowboys" degli A Day in Black and White, più legati alla forma-canzone ma ugualmente epici e debitori all'estetica del "crescendo". Anche qui la produzione è scadente, con i tamburi troppo in risalto, ma il coinvolgimento emotivo è abbastanza forte da far passare queste pecche in secondo piano.
Circle Takes the Square: il capolavoro di questo "nuovo corso" è per me "As the Roots Undo" dei Circle Takes the Square, album inizialmente parecchio ostico a causa dei continui cambi di tema e intensità. L'ibrido post-rock/screamo dei City of Caterpillar assume le tinte folk "corale" dei Godspeed You Black Emperor! e quel che ne esce è un album stupendo e emozionantissimo, capace di condurti nel giro di due minuti dalla disperazione all'estasi, coi suoi crescendo, ostinato e i suoi ritornelli ora fischiettati, ora gridati con tutti i polmoni, ora sussurrati con un filo di voce.

Sono tanti i nomi legati alla scena che ancora devo ascoltare: Pg. 99, Mikoto, Envy (di cui ho ascolticchiato l'ultimo, che però non mi ha sbalordito), Welcome the Plague Year, Majority Rule, Ampere Thursday, gli italiani La Quiete, vari gruppi francesi, oltre a outsider come Idiot Pilot, Joan of Arc, Eden Maine e numerosi gruppi citati come precursori o importanti influenze: Portraits of the Past, Maximillian Colby, Current... Direi che per un po' ce ne ho.

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