MUSICA, VITA ED ALTRE AMENITÀ


18.6.06

Ascolti della settimana (14-18 Giugno)

Chiedo scusa per la playlist meno approfondita del solito ma sono sommerso dallo studio. Peraltro un sacco dei (troppi) nuovi ascolti è fatto in maniera approssimativa e andrà risentito più volte con maggior concentrazione. Vedrò di integrare nel corso della settimana.

della settimana:
Hope of the States: The Lost Riots [Sony, 2004]
7/10 (R)
Non lo ascoltavo da due anni. Mi ricordavo un disco con una prima traccia stupenda (e in effetti è bellissima e epica, tra Radiohead e Constellation) e la rimanente parte di nessun rilievo. Invece sono rimasto piacevolmente sorpreso da questo alternative rock così vicino al post-rock, giurerei che sono canadesi e escono a bere coi Broken Social Scene, e invece sono del Sussex, che più inglesi non si può. C'è un piacevole incontro di stili e umori in questo disco: le melodie e la spensierata malinconia degli Stars e questi crescendo d'archi e batteria che ammazzano e conducono in estasi e fanno male come insegnano i maestri GYBE!. Certo a scavar bene un po' di Inghilterra ce la si sente, ma dove sbuca un tema brit-pop ("66 Sleepers to Summer") sotto c'è un violino e un ritmo incalzante e frastagliato che viene dritto da Toronto. E' vero, l'album è altalenante e "Don't Go To Pieces" è la ballata che neanche gli Oasis si sono abbassati a fare, ma il disco dura un'ora (in effetti è un po' prolisso) e di occasioni per compensare ne ha in abbondanza.

della settimana:
Keelhaul: Subject to Change without Notice [Hydra Head, 2003]
8/10
Tra i dischi a metà tra il math-rock e il metalcore che ho ascoltato, questo è senza dubbio quello che mi ha preso di più. La formula è distantissima da quella di Converge, Dillinger Escape Plan, Coalesce et simila, c'è meno baccano, l'elemento di isteria è praticamente assente. C'è tanto lavoro di destrutturazione e ricostruzione, invece, incastri ritmici che spesso suonano "al rallentatore" rispetto a quelli dei gruppi più vicini. Musica prevalentemente strumentale, con un netto elemento sludge, suoni nerissimi e fangosi si incrociano con chitarre ruvide, graffianti ma comunque "corpose" al contrario di quelle stridenti che spesso caratterizzano il genere. E qua e là, nelle progressioni dei brani più lunghi ma anche nelle sporadiche parti cantate, è il viscerale esistenzialismo di Neurosis e i Isis ad affiorare (non a caso il disco è Hydra Head). L'estetica qua non c'entra nulla col metal, ma nemmeno particolarmente col post-hardcore dei primi gruppi citati sopra, siamo nei territori inesplorati tra il math-rock e il post-metal, con un disco che però evita di suonare "concettuale" e resta coi piedi ben saldi a terra, anzi, che sprofondano nella melma.

The Work: Live in Japan [ReR, 1982] 7,5/10
Pere Ubu: The Modern Dance [Geffen, 1978] 6/10 (R)
Het: Let's Het [Woof, 1984] (*)
Fred Frith & Marc Ribot: Subsonic 1: Sounds Of A Distant Episode [Sub Rosa, 1994] (*)
Fred Frith & Henry Kaiser: With Enemies Like These, Who Needs Friends? [SST, 1979] (*)
Ahleuchatistas: On the Culture Industry [Angura Sound, 2004] 7,5/10 (R)
Zaar: [self-titled] [Cuneiform, 2006] 7/10 (R)
Last Exit: [self-titled] [Enemy, 1989] (*)
Saccharine Trust: We Became Snakes [SST, 1986] 7,5/10 (R)
NoMeansNo: Wrong [Alternative Tentacles, 1989] 7,5/10 (R)
The Freestyle Fellowship: Innercity Griots [4th & Broadway, 1993] (*)
A Tribe Called Quest: The Low-End Theory [Jive, 1991] 7,5/10 (R) (*)
Guru: Jazzmatazz Vol. 1 [Chrysalis, 1993] 7/10 (R)
Four Tet: Dialogue [Output, 1999] 8,5/10 (R)
Fridge: Happiness [Temporary Residence, 2001] (*)
Hood: Cold House [Aesthetics, 2001] 8,5/10 (R)
Larsen: Seies [Important Records, 2006] 7/10 (R)
The Evpatoria Report: Golevka [Shayo Music, 2005] 7,5/10 (R)
Esmerine: If Only a Sweet Surrender to the Nights to Come Be True [Resonant, 2003] 7/10 (R)
Yndi Halda: Enjoy Eternal Bliss [EP] [Big Scary Monsters, 2005] 6/10 (R)
Red Sparowes: At the Soundless Dawn [Neurot, 2005] 8/10 (R)
Botch: We Are the Romans [Trustkill, 2000] 7/10 (R)
June of 44: Tropics and Meridians [Quarterstick, 1996] 8/10 (R)
June of 44: Four Great Points [Quarterstick, 1998] (*)
Craw: Lost Nation Road [Choke, 2004] 8/10
Quicksand: Manic Compression [Island, 1995] 8/10 (R)
Turing Machine: A New Machine for Living [Jade Tree, 2000] 7/10 (R)
Turing Machine: Zwei [French Kiss, 2004] 8/10 (R)
U.S. Maple: Long Hair in Three Stages [Skin Graft, 1995] 7/10 (R)
The Velvet Underground & Nico: [self-titled] [Verve, 1967] 7,5/10 (R)
Peter Gabriel: [self-titled] [III] [Geffen, 1980] 7,5/10 (R)
Peter Gabriel: [self-titled] [IV] [Geffen, 1982] 10/10 (R)
Peter Gabriel: Up [Geffen, 2002] 7/10 (R)
Genesis: Nursery Cryme [Atco, 1971] 8,5/10 (R)
Il Balletto di Bronzo: Ys [Polydor, 1972] 7,5/10 (R)

(R) indica i riascolti, (*) i dischi da ascoltare meglio per un giudizio più significativo. Non l'ho mai indicato, ma dalla lista sono sempre esclusi classica, jazz e qualsiasi altra cosa non esplicitamente riconducibile alla musica leggera.

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