Le pippe mentali (parte 1)
C'e' pieno di gente che le snobba, le considera una cosa negativa. Non mi riferisco alle paranoie personali-sociali, che in effetti sono assai fastidiose. No, intendo quelle belle e inutili riflessioni sulla natura del mondo, delle cose, delle idee. E' pazzesco come un sacco di gente che con queste cose ci lavora tutti i giorni (ma non lo facciamo tutti?) non si ponga alcuna domanda a proposito della loro essenza. Io credo che uno scienziato - in questo momento penso a un fisico o a un matematico - debba riflettere profondamente su quali siano gli ambiti e i limiti della propria indagine, su quali siano i suoi "poteri".
Io forse di seghe filosofiche me ne faccio anche troppe, arrivo addirittura pensare che siano loro lo scopo ultimo della scienza e trovo inconcepibile il non considerarle. Mi incazzo con gli scienziati, perché ignorano sistematicamente gli aspetti ontologici connessi al loro lavoro, e mi incazzo coi filosofi, perché non sapendo nulla di scienza di certo non sono in grado di spiegare come funziona e che cos'è.
Io so poco di scienza e meno ancora di filosofia, ma a darmi qualche risposta ci provo.
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"Esistere" è un verbo del tutto particolare. Lo riconosce perfino la matematica, che gli "dedica" uno dei simboli-base della logica: il quantificatore esistenziale. O meglio i quantificatori esistenziali, perché ogni teoria ha il suo (o i suoi) e a seconda del livello meta-analitico i quantificatori cambiano profondamente di significato.
Cosa vuol dire "esistere"? Siamo sicuri voglia dire una cosa sola? No di certo. Cartesio è universalmente noto come "quello del cogito ergo sum": grossa cagata, che peraltro per sua fortuna pare non abbia mai detto. Vuole partire da zero e costruire tutto quanto, e già utilizza due concetti primitivi: "pensare" e "esistere". Per il momento non voglio occuparmi del significato del primo, che in ogni caso ho idea sia meno spinoso del primo. Dedurre l'esistenza dal pensiero. A parte il fatto che, partendo realmente da zero, non si dovrebbero poter fare deduzioni, ma vabbé. Come si fa a dedurre una proprietà di cui non si conosce il significato da qualcosa d'altro? E' impossibile.
Per come la vedo io, la cosa va posta nei termini di "il mio pensiero esiste". Definizione di esistenza. "Esiste" qualcosa che "c'è" allo stesso modo del mio pensiero. Sì, lo so, "esserci" è sinonimo di esistere, mica per niente sarà pressochè impossibile dimostrare che qualcosa esiste. Anzi, per complicare le cose (in realtà per semplificarle), diciamo che il mio pensiero ha Livello di Esistenza 0.
C'è qualcos'altro con livello di esistenza 0? Avverto la presenza di oggetti esterni, di un "mondo esterno" su cui non ho il controllo. Nessuno mi assicura sia come io lo percepisco, ma quel che è sicuro è che non fa parte del mio pensiero razionale, altrimenti lo saprei. Dunque esiste un "esterno", di natura totalmente sconosciuta, che per quanto ne so potrebbe essere esattamente quello che vedo e sento, potrebbe essere una volontà indipendente da me, un "genio malefico", un oggetto solo che mi sembra molteplice, o addirittura qualcosa di simile al mio inconscio. Però qualcosa oltre al mio pensiero razionale c'è. Lo chiamo "Esterno", in contrapposizione all'"Interno", e gli attribuisco Livello di Esistenza 0.
Come faccio ad avvertirne la presenza? Dev'esserci un collegamento di qualche tipo, che può essere un ente a sé o fare parte di Interno o Esterno. In ogni caso, è una struttura con Livello di Esistenza 0, che chiamo Canale. Dell'Esterno ho un'immagine nell'Interno: quella che mi viene fornita dai sensi. La chiamo "Proiezione", che ha Livello di Esistenza 0. Come avviene questo? A un certo punto del Canale, o proprio dove questo tocca l'Interno (sempre che non ne faccia parte) ci sono le mie chiavi di interpretazione, gli schemi con cui elaboro le informazioni provenienti dall'Esterno e le traduco nella Proiezione. Sono i "Filtri", anch'essi con Livello di Esistenza 0.
E' necessario cercare di capire cosa siano questi Filtri, che sono la chiave per comprendere il rapporto tra la Proiezione e l'Esterno. Nella mia venerazione per Kant, non posso che seguirlo: i Filtri sono le dimensioni in cui situiamo gli oggetti, il nostro "range" percettivo. Spazio tridimensionale, tempo. Probabilmente anche le dimensioni sensoriali: suoni, colori, consistenze (non ne sono sicuro, però). Quello che è fondamentale è che questi sono concetti appartenenti all'Interno, ne costituiscono le basi e la struttura stessa. Nulla può garantirci che abbiano una controparte nell'Esterno: non riusciamo a immaginare alcunché se non nell'ottica dettata dai Filtri, ma che ne sappiamo di quale sia la struttura dell'Esterno?
Dicevo. Per ora lo schema dei flussi a Livello 0 è il seguente: Esterno -> Canale -> Filtri -> Proiezione. Con Canale, Filtri e Proiezione probabilmente inclusi da qualche parte (Proiezione e Filtri sicuramente nell'Interno). Non siamo ancora arrivati, però, al "mondo reale" in cui crediamo di vivere, fatto di alberi, case, sedie, persone. C'è infatti un ulteriore passaggio, di cui ci si rende conto quando si ha a che fare con un'illusione sensoriale, per esempio ottica. I sensi mi dicono una cosa, ma razionalmente o semplicemente dal disaccordo delle percezioni ricostruisco che la "realtà" è un'altra. Una delle funzioni dell'Interno è dunque quella di ricostruire un'ulteriore immagine mentale dell'Esterno, tramite altre chiavi di lettura, questa volta razionali e consapevoli. Chiamo questa seconda immagine "Realtà", anch'essa con Livello di Esistenza 0 (attenzione: considerando lei e i suoi oggetti come immagine mentale). Chiamo poi "Schemi Logici" le funzioni che l'Interno utilizza per costruirla: principio di causalità, congiunzione, negazione, implicazione, schemi deduttivi elementari e cose del genere che servono a costruire il mondo "domato" e forgiato a nostra immagine che chiamiamo Realtà.
Agli oggetti della Realtà considerata come mondo a sé attribuirò, per comodità, Livello di Esistenza 1. Agli oggetti del mondo ausiliario che ha come mattoni gli Schemi Logici, ovvero la Scienza, darò Livello di Esistenza 2. Almeno credo. Visto che, per il momento, la puntata finisce qui.
Edit: Mi rendo conto di non aver preso in considerazione un mucchio di cose. Non ho parlato di categorie astratte come "casa", "albero", "cane", per ora ho solo "quella Casa", "quell'Albero", "quel Cane". Non ho minimamente accennato a emozioni, sensazioni, esperienze, passioni e onestamente non ho la più pallida idea di come fare. Manca anche tutto l'aspetto inverso a quello considerato, ovvero come l'Interno possa influire sull'Esterno tramite la propria volontà (o anche no). Spero di riuscire pian piano a far quadrare sempre più cose.
4 comments:
citando il poeta:
[22:33:09] manfroze> NON "ho risolto la creazione dell'array dall'albero"
[22:33:16] manfroze> MA "ieri ho visto un bel fiore"
[e non è neanche un commento così stupido .-.]
Lol ho pure parlato di fiore, albero e casa :)
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