MUSICA, VITA ED ALTRE AMENITÀ


21.10.06

Ascolti della settimana (14-22 ottobre)

Settimana dedicata al Brasile, oltre che ai gamelan indonesiani di cui ho già scritto. Ovviamente, però, c'è stato spazio anche per altro...

Tropicália: A Brazilian Revolution in Sound (2006, compilation) 7,5/10
Non so quanto questa compilation sia completa o indicativa della scena tropicália, ma senza dubbio è davvero accattivante. Probabilmente e' focalizzata essenzialmente sull'aspetto "pop" del fenomeno, perché delle influenze avanguardistiche non ne ho vista manco l'ombra, eppure avevo letto che erano una delle caratteristiche del movimento. Qual che e' certo e' che non mi aspettavo moltissimo (ho sempre avuto pregiudizi verso la cultura "carioca", specie verso quella musicale) e invece ho finito per apprezzare anche le cose che avrei giurato di detestare, in particolare l'impianto bossa nova, gli arrangiamenti orchestrali e i "colori" di molte canoni. Alcune mi han stregato di piu', altre di meno: ancora qualche riascolto e vedro' che artisti approfondire.

Tom Zé: omonimo (1968) 7/10
Os Mutantes: omonimo (1968) 8/10 (R)

Casa das Máquinas: Lar de Maravilhas (1975) 6/10
Rock barocco brasiliano, che incorpora vari elementi dei colossi d'oltreoceano, dai Beatles agli Yes passando per Pink Floyd, Led Zeppelin... I pezzi non sono eccezionali, e sembrano piu' che altro riflettere un'ingenua volontà di imitazione dei propri idoli. Alcune melodie sono davvero buone, e cosi' certi lirismi di chitarra ("Astralizaçao" e' un piccolo capolavoro), e il disco e' nel complesso piacevole, ma tutt'altro che memorabile, anche perche' l'elemento di interesse che poteva nascere dalla provenienza (il Brasile) si risolve nel cantato in portoghese, senza lasciare traccia di tropicalismi, bossa nova o che altro.

Lula Côrtes & Zé Ramalho: Paêbirú (1975) 8/10
Capolavoro del folk libero e dilatato, a meta' tra psichedelia e progressive, Paêbirú e' un disco eccezionale, da ricondurre ad ogni costo fuori dal dimenticatoio in cui la sua provenienza l'ha cacciato. Un disco per molti versi simile a "The Cylce is Complete", tanto che potrebbe essere definito la sua controparte latino-americana: folk, tropicalismo, jazz e raga-rock si mescolano creando isole musicali senza tempo, fatte di frasi musicali che svolazzano solo accennate, jam destrutturate ma forsennate e intrise di psichedelia, e soprattutto tanta malinconia.

Van Morrison: Astral Weeks (1968) 9/10 (R)

Bubu: Anabelas (1978) 7,5/10
Progressive sinfonico dall'Argentina, prevalentemente strumentale, dal forte impianto jazz-rock e ricco di echi crimsoniani (sia del primo che del secondo periodo). Musica molto variopinta: c'e' spazio per sax, violino, flauto oltre che per un'ottima chitarra, che ora tesse finissimi arabeschi di sustain, ora arroventa le jam jazzate con riff corposi e caldissimi. I tre pezzi costituiscono sostanzialmente un'unica composizione, che spazia tra progressive melodico, contorsionismi ritmici, rievocazioni classicheggianti (la solita "Pomp and Circumstance"), cori (sempre molto sobri) e momenti di puro delirio free-form. Disco non originalissimo ma senza dubbio meritevole, con un sound che e' un'alchimia davvero invidiabile: non e' facile "mettere d'accordo" quattro strumenti potenzialmente solisti nell'accantonare gli esibizionismi e convergere a un discorso unitario e compatto. Ogni elemento si compenetra alla perfezione, in un flusso continuo dalle atmosfere "calienti" e briose.

The Work: Live in Japan (1982) 7,5/10 (R)
CCCP Fedeli alla Linea: Affinità-Divergenze fra il Compagno Togliatti e Noi (Del conseguimento della maggiore età) (1985) 7,5/10 (R) (*)
Radiohead: Kid A (2000) 8,5/10 (R)

Ulan Bator: Ego:Echo (2000) 8/10 (R)
Ulan Bator: Rodeo Massacre (2005) 7,5/10 (*)
Dei franco-italiani Ulan Bator ho solo questi due dischi. Il primo e' un capolavoro, e c'e' poco da dire. Il secondo e' parecchio diverso: sono chiaramente ancora loro, ma il sound si e' parecchio ampliato, incorporando schemi e sonorita' provenienti dritte dritte dal mio post-rock preferito (Mogwai, GYBE!, Explosions in the Sky). Ne esce un album emotivamente travolgente, fatto di un distacco estremo che evolve in tensione, sempre crescente fino all'esplosione e alla catarsi totale. Probabilmente il miglior gruppo progressive (se vogliamo chiamarlo cosi', ma l'impianto e' sostanzialmente indie) d'Europa.

Gospel: The Moon is a Dead World (2005) 7,5/10 (R)
Caboto: Hidden or Just Gone (2006) 7,5/10 (R)
Hans Reichel: Stop Complaining / Sundown, Duets with Fred Frith and Kazuhisa Uchihashi (1991) 6,5/10

Steve Reich: Music For 18 Musicians (performed by Ensemble Moderne) (1999)
Steve Reich: Different Trains [Kronos Quartet] / Electric Counterpoint [Pat Metheny] (1989) (1)
Primo contatto con la musica di Steve Reich. "Music for 18 Musicians" mi ha lasciato esterrefatto. Meraviglioso. Mi aspettavo non-musica, con una nota ogni venti minuti e possibilmente indistinguibile dalla precedente, invece ho trovato un lavoro ricchissimo, multisfaccettato e soprattutto molto melodico, orecchiabile. Lo stile compositivo casca a fagiolo, data la mia attuale infatuazione per i gamelan: ogni strumento ha un loop, magari di diversa lunghezza, e il discorso musicale nasce dai giochi di incastro che si creano nelle intersezioni. Le variazioni sono costanti, ma riguardano pochi strumenti alla volta: il risultato e' un flusso costantemente in evoluzione, fortemente dinamico ma senza stacchi o bruschi cambiamenti. Reich gioca su temi estremamente ariosi, suoni puliti e cristallini, creando un'atmosfera celestiale, estatica. Credo finalmente di aver trovato la fonte di alcuni schemi e atmosfere dei Godspeed You Black Emperor! e altri gruppi che adoro.

(R) indica i riascolti, (1) le prime impressioni, (*) le opinioni molto provvisorie

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