MUSICA, VITA ED ALTRE AMENITÀ


27.5.06

Ascolti della settimana (21-28 Maggio)

della settimana:
Neurosis: Souls at Zero [Virus, 1992]
8/10 (R)
Ho da poco iniziato a esplorare la vasta discografia dei Neurosis, di cui fino a qualche mese fa avevo ascoltato solo l'epocale "Through Silver in Blood". Nella fretta di trangugiare quanti più dischi possibile, però, avevo sentito "Souls at Zero" solo di sfuggita. Riascoltandolo intensivamente questa settimana, mi son reso conto che merita assai di più di qualche ascolto frettoloso. Se in "Through Silver in Blood" parlare di "progressive" può sembrare una forzatura, di certo non lo è per "Souls at Zero", in cui le chitarre dei King Crimson sono un riferimento evidente, e gli arrangiamenti comprendono spesso strumenti classici, usati impeccabilmente come inserti, "punte di colore", piuttosto che come fondo costante e stucchevole. Gli accenni industriali sono quasi del tutto assente, mentre predomina un certo spirito "apocalittico" non lontano dagli ultimi Swans. Il disco è però ben lontano dall'essere solo un "banco di prova" per i dischi successivi, ma è anzi un lavoro perfettamente maturo, ben strutturato ed emozionante, che già indica la strada per i vari prosecutori, The Ocean su tutti.

della settimana:
ProjeKct Four: West Coast Live [Pony Canion, 1999]
7,5/10
Il ProjeKct Four è uno dei quattro "FraKctals" in cui si suddivisero i King Crimson ai tempi del "double trio" Fripp-Belew, Levin-Gunn, Mastellotto-Bruford per alcune date live. Non credo che chi andasse a sentire questo o quel ProjeKct suonare avesse idea di cosa avrebbe dovuto aspettarsi: erano i tempi successivi a Thrak e i Crimson avevano dimostrato ancora una volta di essere un "dinosauro" incredibilmente maturo e giovane al contempo, ma da qui ad aspettarsi roba del genere ce ne passa. Roba di che genere? Essenzialmente, improvvisazioni collettive ai confini tra trance, free-jazz, drum'n'bass, ambient, industrial e math-rock. Ovviamente col "solito" Crimson Sound aggiornato non tanto all'oggi quanto al domani. Dei quattro dischi che compongono il box "The ProjeKcts", questo è quello che più mi ha colpito, sebbene anche il quarto sia piuttosto simile. La formazione prevede Fripp alla chitarra, Trey Gunn alla warr guitar, Tony Levin al basso e allo stick e Pat Mastellotto ai V-drums. I pezzi, per quanto prevalentemente improvvisati, sembrano partire da un'ossatura di fondo: come conseguenza il disco suona piuttosto strutturato senza perdere l'impatto "live". Non siamo ai livelli dell'eccelso "Heaven and Earth" del ProjeKct X, ma di certo il disco è degno di stare accanto a quelli della formazione ufficiale ed è nettamente superiore ai suoi lavori più modesti. Difficile individuare dei punti di riferimento, degli appigli per decifrare questo magma sonoro: i brani nascono mentre vengono suonati e proseguono indefinitamente fin tanto che il gioco regge. Sembra davvero di avere a che fare con una band di alieni, la cui musica copre uno spettro larghissimo ed è tenuta assieme solo dal solidissimo filo della disciplina del Re Cremisi.

Altri ascolti:

Miocene: A Perfect Life with a View of the Swamp [Corporate Risk, 2005] 7/10
Può un disco assolutamente derivativo, e non all'altezza delle sue fonti d'ispirazione, risultare davvero interessante? Quando i "clonati" sono artisti così distanti come possono esserlo Tool, Squarepusher e Antipop Consortium, direi proprio di sì. Ne consegue che questo disco degli inglesi Miocene, peraltro già scioltisi, pur non essendo affatto un capolavoro sia decisamente un lavoro intrigante. Prendete i mantra di Maynard James Keenan, il basso magmatico di Justin Chancellor, i riff granitici di Adam Jones e il drumming tribale di Danny Carey e catapultateli nel mezzo di una jungla drum'n'bass degna dell'Aphex Twin più schizoide. Aggiungeteci qualche numero di hip-hop alternativo, con deliri ritmici in tempi composti, soundscape dimessi e qualche trovata ad effetto non sempre azzeccatissima. Il risultato è altalenante come qualità, nel complesso un po' prolisso, ma dove l'alchimia mostra tutte le sue potenzialità ("Autopia", "The Fall", "Sympathy for Gordon Comstock" e la suite "i) Youth ii) Zenith iii) Harvest iv) Dissolution") c'è davvero da divertirsi. Forse stuferanno presto, in fondo tolta appunto la suite nessuna traccia è davvero memorabile. Ma per intanto è un tale spasso ascoltarli!

Eels: Electro-Shock Blues [DreamWorks, 1998] 8/10
Delle Anguille di Mr. E avevo ascoltato solo l'ultimo "Blinking Lights...", che mi era sembrato piuttosto lezioso e prolisso. E' bastato che un send azzeccato mi prendesse alla sprovvista, e mi sono ritrovato costretto a procurarmi questo bellissimo "Electro-Shock Blues". Questo disco mi procura sensazioni simili a quelle che provo ascoltando Beck o l'ultimo Modest Mouse: il piacere di ascoltare qualcosa al contempo di semplice, diretto e orecchiabile, ma anche assolutamente eclettico e sorprendente. Non sai mai cosa aspettarti, e ogni ritmo, ogni strumento che entra a cambiare le carte in tavola è puro divertimento. Non che l'album sia solo questo, anzi è soprattutto una collezione di canzoni belle come poche, emozionanti, sospese tra malinconia e spensieratezza proprio come adoro. Non me l'aspettavo. Approfondirò.

Burst: Origo [Relapse, 2005] 6,5/10
I Burst sono una band svedese che si muove come ormai moltissimi nei solchi individuati dai Neurosis. La peculiarità della loro musica è quella di risultare più compatta, accessibile
e riconducibile alla forma-canzone rispetto allo standard del genere. L'incorporazione di alcuni elementi del progressive "classico", nelle melodie e negli arrangiamenti, e dell'impeto tipico invece del metalcore più tradizionale contribuiscono a rendere "Origo" un disco quasi pop. Nulla di stupefacente in effetti, ma pur sempre un ascolto piacevole per chi ama il genere.

Minsk: Out of a Center Which Is neither Dead nor Alive [At a Loss Recordings, 2005] 8/10
Mi ci è voluto un po' per farmi un'idea effettiva su questo disco, e a dire il vero ancora non l'ho inquadrato del tutto, ma la sensazione è di avere di fronte un capolavoro all'altezza di quelli di Isis e Cult of Luna. L'influenza dei primi è evidente, tant'è che all'inizio si ha la sensazione di ritrovarsi di fronte a un modesto gruppo-fotocopia. I suoni, però, sono parecchio diversi: molto più sludge, profondissimi, sembra quasi di sentire un disco degli Isis suonato dai Pelican. In effetti, le impeccabili sovrapposizioni di chitarre ricordano proprio questi ultimi, anche se questi Minsk sembrano esasperarne ulteriormente la componente post-rock. E' davvero sorprendente come un album possa suonare così massiccio e titanico e al contempo limpido e senza sbavature. Non e' un disco facilissimo, l'ho trovato un pelo più ostico di tanti altri nel genere, ma la lucidità e la maestria con cui è scelto ogni effetto di chitarra, ogni lento cambio di tempo, lo rendono senza dubbio meritevole di essere ascoltato e riascoltato per essere pienamente assimilato.

ProjeKct One: Live at the Jazz Café [Discipline Global Mobile, 1999] 6,5/10 (R)
ProjeKct Two: Live Groove [Pony Canyon, 1999] 6/10 (R)
ProjeKct Three: Masque [Pony Canyon, 1999] 7/10
Set Fire to Flames: Signs Reign Rebuilder [Constellation, 2001] 6/10
Neurosis: The Eye of Every Storm [Neurot, 2004] 6,5/10
Ahleuchatistas: What You Will [Cuneiform Records, 2006] 8/10 (R)
Red Sparowes: At the Soundless Dawn [Neurot, 2005] 8/10 (R)
Tool: 10000 Days [Volcano, 2006] 8/10 (R)
King Crimson: Discipline [EG, 1981] 7/10 (R)
King Crimson: Beat [EG, 1982] 7,5/10 (R)
Talking Heads: Remain in Light [Sire, 1980] 7,5/10 (R)

No comments: